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martedì 2 gennaio 2018

un capodanno senza lenticchie

Sin da quando ero piccola ero solita passare l'ultimo dell'anno con la mia famiglia. Il momento più atteso della serata era l'attimo in cui l'orologio toccava la mezzanotte, la tv accesa esplodeva musica, le grida annunciavano festeggiamenti. Si alzavano i calici di prosecco spumeggiante e si brindava ad un nuovo anno migliore. "Cin cin" erano le parole che risuonavano nella sala accompagnate da sguardi che si incrociavano al loro ritmo. Aspettavo ansiosa che la scatola di cartone, contenente il cotechino, venisse riposta sul tavolo della cucina dopo che mia madre ne avesse rivelato il nascondiglio.
Aprivo rapida la scatola e tutte le aspettative di trovare un cotechino gigante svanivano regolarmente, come ogni anno, dopo aver visto le reali dimensioni: se bastava per tre persone eravamo fortunati. Iniziava così la "spartizione" del cotechino tagliato in tanti piccole porzioni accompagnato dall'immancabile piattino di sublimi lenticchie preparate da mio fratello. 
Col passare degli anni i festeggiamenti dell'ultima notte dell'anno iniziarono ad essere condivisi con delle mie amiche, oltre che con i membri principali della famiglia. Così i momenti tanto attesi del cotechino e delle lenticchie si convertivano in brevi e rapidi minuti sostituiti presto dalla discesa in giardino per lanciare i fuochi d'artificio in compagnia delle mie amiche. Appassionate tutte di Harry Potter,  i fuochi artificiali diventavano facilmente scenario di battaglie di magia. 
Arrivata ai 14 anni il "capodanno in famiglia" si è trasformato in una serata da passare con amici in qualche festa privata per poi terminare con mia madre che mi veniva a prendere o con me che andavo a dormire a casa della mia migliore amica. 
Ebbene dopo queste tre diverse tappe succedutasi in un arco di tempo di 15 anni, nel capodanno dei miei 16 anni è arrivata una nuova "tappa", quella del capodanno senza lenticchie, senza battaglie di magia e senza feste in locali privati: la tappa del mio primo capodanno in Argentina.
Il 31 dicembre del 2017 si stava piano piano concludendo con me e la mia famiglia a casa di amici di Piriapolis, un gioiellino turistico dell'Uruguay. Però, abituata allo sfarzo dei vestiti di capodanno adornati con orecchini, braccialetti e un trucco considerevole, l'ultimo giorno del 2017 non mi faceva sentire la classica atmosfera del capodanno, dato che alle 20:30 di sera continuavamo ad indossare abituali vestiti da passeggio. La situazione è però cambiata quando un'ora dopo mia sorella ospitante ha proposto un cambiamento di outfit più elegante per la serata. Alle 22:00 eravamo tutti eleganti, anche se non eccessivamente, e pronti per festeggiare un ultimo dell'anno coi fiocchi. Allo scoccare della mezzanotte, dopo aver mangiato un'ottima frittura di pesce, sono stata travolta dall'abbraccio di mia mamma ospitante che con un caloroso sorriso mi ha augurato un felice anno nuovo. Non potrò mai dimenticare che il suo fu il primo abbraccio che fece iniziare la mia esperienza in Argentina appena scesa dall'autobus che mi lasciò a Concordia. Con la stessa forza è iniziato il 2018 e a seguire gli abbracci di tutti gli altri hanno contribuito a rendere speciale quello che era cominciato come un tranquillo giorno d'estate. Così, terminato di mangiare le dodici uvette che da tradizione fanno avverare i desideri, ci siamo recati di corsa sul tetto della casa per ammirare l'immenso spettacolo di fuochi d'artificio lanciati sul cielo di Piriapolis nell'ultima notte del 2017. 
L'1 gennaio del 2018 iniziava con sei desideri impressi a penna in foglietti di carta lanciati tra le onde dell'oceano Atlantico: tradizioni di un mondo che mai avrei pensato di conoscere...


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