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lunedì 15 gennaio 2018

5 stravaganze argentine

Sono in macchina in compagnia della mia famiglia e di un'amica di mamma; stiamo tornando a casa dopo 18 giorni di vacanza passati in Uruguay. 
Le ore di strada per arrivare a Concordia sono circa sei; ho quindi molto tempo libero da passare seduta sul mio sedile in compagnia di Barbie, la pincher della casa, e delle voci dei miei compagni di viaggio di cui, dal fondo dell'auto, non vedo i volti. Dopo che tre ore sono passate ho bisogno di trovare un passatempo differente ed è così che, ripensando un po' a tutto ciò che ho vissuto fino ad ora, mi vengono in mente alcuni frammenti della cultura argentina dei quali tuttavia non vi ho ancora parlato. Pensando che possa venir fuori un post interessante inizio a scrivere le poche righe che fino ad ora avete letto.
Ed è così che adesso, in vostra compagnia, miei lettori, vi racconto alcune curiose usanze e contraddizioni di questo immenso paese.

Punto 1: le scarpe.
Camminando tra le case della mia nuova città, un po' impaurita ed un po' incuriosita, guardavo spesso il pavimento delle strade che percorrevo, forse per paura di inciampare o forse per timidezza, non ricordo. 
Ciò che però mi ricordo con sicurezza è che fin dai primi giorni la cosa che più mi aveva sorpresa erano le scarpe indossate dalle ragazze. Vere e proprie acrobate, si dilettavano nel camminare su trampoli dai più diversi colori e decorazioni tra le vie della città. Stupita, mi ritrovavo a pensare a come facessero a usare simili orrori perché, per quanta volontà uno ci mettesse, definire "eleganti" simili calzature era difficile. Eppure, agili come gazzelle, le ragazze e le donne concordiensi le usavano inarrestabili durante il giorno e durante le uscite notturne. 
Una volta chiesi alla mia prima sorella perché per andare in discoteca non usassero scarpe più femminili, magari con un tacco sottile; lei, senza esitazioni, mi ha risposto che solo una donna che si vuole male userebbe simili macchine da tortura e da figure poco gradevoli dato l'alto tasso di cadute che provocano. 
Ed effettivamente aveva ragione. Se ci pensiamo bene, le classiche scarpe da capogiro usate dalle donne italiane sono autentici pericoli. Per poterle indossare dobbiamo essere psicologicamente pronte a misurare la distanza tra i gradini di una gradinata, a fissare il pavimento per evitare eventuali buche e sassolini, a mantenere i fianchi in baricentro e
se per di più ci metti in mezzo un tombino dove il tuo elegantissimo tacchetto si incastra è la fine.
Così ho capito che le donne argentine l'hanno capita giusta di gran lunga più di noi italiane che, mi comprendo nel gruppo, continuiamo ad usare i tacchi a spillo.
Chissà se magari un giorno anch'io inizierò ad usare giorno e notte i trampoli argentini!




Punto 2: il remis e la cintura di sicurezza.
Il remis é il simpatico taxi concordiense molto economico e facile da raggiungere. Non lo si identifica per il colore giallo tipico di New York e nemmeno per quello nero di Londra, bensì per un'insegna luminosa che dice "remis libre/ocupado" presente nel finestrino frontale dell'auto. Ci sono diverse agenzie di remises in Concordia e quasi tutte hanno messo a disposizione il servizio whatsapp per i clienti. Così chiunque abbia bisogno di essere rapidamente trasportato da un punto all'altro della città non deve far altro che inviare un messaggino alla casa di remises o chiamare direttamente al numero fisso. Grazie alla grande quantità di remises e alla relativa grandezza della città, generalmente il tuo autista personale appare in cinque minuti e ti aspetta sotto casa. 
Ovvio che però non devi avere molte pretese perché potrebbe arrivarti un'auto arrugginita o da museo, magari con qualche finestrino rotto e fissato alla portiera con dello scotch; a volte senza cinture di sicurezza.
La cosa che però sicuramente non mancherà sarà il gradevole avviso di obbligo dell'utilizzo delle cinture che tu, speranzoso di incontrare, continuerai a cercare finché dopo svariati minuti non sarai già arrivato a destinazione.




Punto 3: las cuadras.
Una genialata degli argentini è l'utilizzo delle cuadras (o manzanas) come formazione dei quartieri. Ciascun quartiere è formato da una quantità più o meno numerosa di queste ultime che sono ordinatamente regolate a forma di quadrati. Ogni quadrato è circondato da quattro differenti strade: due orizzontali e due verticali. Ciascuna strada di entrambe le coppie corre in senso opposto all'altra. 
In questo modo è molto più facile orientarsi e dare informazioni in quanto si parla di numero di "cuadras" e risulta più semplice capire il senso di marcia di ciascuna via. 
Per esempio per raggiungere un luogo non devi prendere in considerazione una grande quantità di punti di riferimento come possono essere semafori, negozi ecc; semplicemente devi contare tot quadre poi girare a destra o a sinistra e superarne un altro tot e arrivi senza tanto rischiare di perderti!




Punto 4: whatsapp.
Le compagnie telefoniche argentine sono andate incontro alle necessità dei clienti proponendo loro di pagare almeno 50 pesos (€2.50) ogni mese per avere 30 giorni di whatsapp gratis e uno/due "numeri amici" che puoi chiamare senza alcun limite. Quando termini il credito non puoi più chiamare numeri che non siano quelli amici e navigare in internet se non su whatsapp. Così per i poveri exchange students che sono internazionalmente riconosciuti come "privi di grandi quantità di denaro perché controllati dalle famiglie" il problema ricarica telefonica non esiste più perché, per chi è come me, si spendono non più di €12.50 di ricarica telefonica in cinque mesi!

Punto 5: le birre e le bibite.
Un'abitudine utile sulla quale si potrebbe riflettere a lungo è quella di restituire le bottiglie di birra vuote e di riusare quelle di plastica delle bibite. 
Quando, dopo un considerevole numero di freschissime birre, ci ritroviamo con il cestino del vetro pieno di bottiglie, non possiamo far altro che aspettare il giorno in cui gli spazzini passano a raccogliere la pattumiera. 
In questa maniera alcune persone "impazienti", se così vogliamo chiamarle, hanno la fantastica usanza di tirare i loro sacchi di spazzatura per strada o nei bidoni altrui. In Argentina é però stata adottata la regola di restituire le bottiglie di vetro al proprio kiosco di fiducia (negozietto presente in ciascuna via) che amorevolmente ti ricompensa con una piccola quantità di denaro, così da incentivare il riciclo del vetro che viene restituito alle case di birra. 
Per quanto riguarda le bibite, le bottiglie di plastica vengono prodotte con una plastica più grossa e di qualità così da permettere alle persone di andare nel kiosco a riempire nuovamente la propria bottiglia invece di comprarne una nuova. Al riempire una bottiglia vecchia viene applicato uno sconto che in caso di acquisto di una nuova si trasforma in sovraccosto.
Una semplice idea che sarebbe bello poter applicare anche nel nostro paese!


Ci sarebbero molte altre cose da raccontarvi, ma non voglio annoiarvi troppo, cosicché vi saluto ora e vi lascio in attesa di un futuro post pieno di nuove interessanti curiosità! A presto,
Gaia

martedì 2 gennaio 2018

un capodanno senza lenticchie

Sin da quando ero piccola ero solita passare l'ultimo dell'anno con la mia famiglia. Il momento più atteso della serata era l'attimo in cui l'orologio toccava la mezzanotte, la tv accesa esplodeva musica, le grida annunciavano festeggiamenti. Si alzavano i calici di prosecco spumeggiante e si brindava ad un nuovo anno migliore. "Cin cin" erano le parole che risuonavano nella sala accompagnate da sguardi che si incrociavano al loro ritmo. Aspettavo ansiosa che la scatola di cartone, contenente il cotechino, venisse riposta sul tavolo della cucina dopo che mia madre ne avesse rivelato il nascondiglio.
Aprivo rapida la scatola e tutte le aspettative di trovare un cotechino gigante svanivano regolarmente, come ogni anno, dopo aver visto le reali dimensioni: se bastava per tre persone eravamo fortunati. Iniziava così la "spartizione" del cotechino tagliato in tanti piccole porzioni accompagnato dall'immancabile piattino di sublimi lenticchie preparate da mio fratello. 
Col passare degli anni i festeggiamenti dell'ultima notte dell'anno iniziarono ad essere condivisi con delle mie amiche, oltre che con i membri principali della famiglia. Così i momenti tanto attesi del cotechino e delle lenticchie si convertivano in brevi e rapidi minuti sostituiti presto dalla discesa in giardino per lanciare i fuochi d'artificio in compagnia delle mie amiche. Appassionate tutte di Harry Potter,  i fuochi artificiali diventavano facilmente scenario di battaglie di magia. 
Arrivata ai 14 anni il "capodanno in famiglia" si è trasformato in una serata da passare con amici in qualche festa privata per poi terminare con mia madre che mi veniva a prendere o con me che andavo a dormire a casa della mia migliore amica. 
Ebbene dopo queste tre diverse tappe succedutasi in un arco di tempo di 15 anni, nel capodanno dei miei 16 anni è arrivata una nuova "tappa", quella del capodanno senza lenticchie, senza battaglie di magia e senza feste in locali privati: la tappa del mio primo capodanno in Argentina.
Il 31 dicembre del 2017 si stava piano piano concludendo con me e la mia famiglia a casa di amici di Piriapolis, un gioiellino turistico dell'Uruguay. Però, abituata allo sfarzo dei vestiti di capodanno adornati con orecchini, braccialetti e un trucco considerevole, l'ultimo giorno del 2017 non mi faceva sentire la classica atmosfera del capodanno, dato che alle 20:30 di sera continuavamo ad indossare abituali vestiti da passeggio. La situazione è però cambiata quando un'ora dopo mia sorella ospitante ha proposto un cambiamento di outfit più elegante per la serata. Alle 22:00 eravamo tutti eleganti, anche se non eccessivamente, e pronti per festeggiare un ultimo dell'anno coi fiocchi. Allo scoccare della mezzanotte, dopo aver mangiato un'ottima frittura di pesce, sono stata travolta dall'abbraccio di mia mamma ospitante che con un caloroso sorriso mi ha augurato un felice anno nuovo. Non potrò mai dimenticare che il suo fu il primo abbraccio che fece iniziare la mia esperienza in Argentina appena scesa dall'autobus che mi lasciò a Concordia. Con la stessa forza è iniziato il 2018 e a seguire gli abbracci di tutti gli altri hanno contribuito a rendere speciale quello che era cominciato come un tranquillo giorno d'estate. Così, terminato di mangiare le dodici uvette che da tradizione fanno avverare i desideri, ci siamo recati di corsa sul tetto della casa per ammirare l'immenso spettacolo di fuochi d'artificio lanciati sul cielo di Piriapolis nell'ultima notte del 2017. 
L'1 gennaio del 2018 iniziava con sei desideri impressi a penna in foglietti di carta lanciati tra le onde dell'oceano Atlantico: tradizioni di un mondo che mai avrei pensato di conoscere...