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mercoledì 27 dicembre 2017

Un Natale differente

Mi è sempre piaciuto il Natale, l’atmosfera che esso genera, il profumo di zucchero che domina nell’aria, le luci, la copertina sul divano, i calzettoni di lana, l’albero con i regali, le vie della città addobbate, il respiro di ciascuno che si trasforma in una nuvoletta all’aria fredda dell’inverno. 
La sensazione di tranquillità e serenità che il Natale trasmette è ciò che lo rende la festa da me più attesa. Si sospende la routine dei giorni di scuola, si interrompono la maggior parte delle consuete attività e ci si dedica alla famiglia, agli amici.
Il semplice atto di fare l’albero è una ricorrenza che permette di sospendere le possibili tensioni e di prendersi un po’ di tempo per fare qualcosa con la famiglia, lavorando insieme per aggiungere bellezza a questa festa…

25 Dicembre 2017: Natale in Argentina.
Natale per me è tutto ciò che ho appena elencato, è tutto ciò che ho sempre pensato sarebbe rimasto invariato, è tutto ciò che non ho mai pensato di passare con 35° all’altro capo del Mondo. 
Ebbene sì, nel 2017, a 16 anni, ho scoperto che il Natale può essere tutto e niente di quello che ho vissuto nei miei precedenti 15 anni di vita.
I giorni di dicembre passano e camminando per la città mi chiedo “Dove sono gli addobbi e le luci di Natale?”. Mi rispondo da sola con un semplice e diretto “in questi giorni sicuramente li metteranno”. Però no, il 25 dicembre si avvicina e le luci ancora non sono comparse. 
Una sera passeggiando in una delle piazze mi accorgo sorpresa di poche lucette poste attorno al tronco di alcuni alberi. Felice urlo “hanno addobbato la piazza!”. Solo dopo mi rendo conto che guardando meglio i tronchi decorati sono solo quattro e che le luci si arrotolano informi per solo un quinto dell’intero fusto. Sempre meglio che niente, no?.
Ebbene, alla fin fine il 25 dicembre del 2017 la piccola città di Concordia conta di quattro fusti decorati, un albero di luci natalizie posto di fronte all’auditorium e reciso nella punta - motivo per cui più somigliante a un tronco di cono - e alberelli di carta attaccati ai pali della luce di via las Heras. 
Però casa Bignotti-Diaz, si distingue per una cosa: la presenza di un’italiana amante del Natale. 
Ed è così che il 25 dicembre del 2017 la mia famiglia ospitante si è ritrovata a vivere in quella che potrebbe sembrare l'autentica casa di Papà Noel: fili di luci di Natale dai colori più sgargianti illuminano a giorno il salotto, una lampada a sfera proietta luci colorate sul soffitto della sala, palline di spago artigianalmente prodotte dalla sottoscritta e da un’atra italiana brillano sul tavolo e sulla parete grazie alle luci riposte al loro interno. L’unica “pecca” è  l’alberello di Natale alto 60 cm e posto sopra ad un mobile, cosa che dopotutto con un po’ di impegno si può  accettare.
Il giorno della vigilia di Natale del 2017 però sta passando in maniera un po’ monotona, con la sola voce di Raffaella Carrà che risuona a tutto volume nella sala mentre l’italiana della casa cerca di coinvolgere la mamma argentina a cantarne le canzoni. La monotonia della giornata  abbandona  casa Bignotti-Diaz quando alle otto e mezza di sera fa il suo ingresso Agostina, mia sorella ospitante, con il suo ragazzo e chiede alla mamma “c’è un posto in più per Andres stasera?”. 
Per una simpatica casualità della vita il fidanzato di Agostina si chiama esattamente Andres, che però non è l’unico della famiglia a portare questo nome. Dalla porta entra Andres 2, il figlio di mamma nonché il mio fratello ospitante che manca da casa da quattro mesi. Mamma Norma salta sulla sedia e lancia un grido correndo ad abbracciare il figlio. Mai vista donna più felice! 
Ed è così che la vigilia di Natale la passo ridendo e scherzando con quella che è diventata la mia nuova famiglia nel portico di una casa di periferia, immersa nell’aria fresca di una notte d’estate argentina del 25 dicembre 2017.

                                      Nessun testo alternativo automatico disponibile.

giovedì 5 ottobre 2017

Changes

É moltissimo tempo che non scrivo un post e adesso credo sia arrivato il momento di scriverne un'altro.

Credo che alcuni di voi abbiano già saputo che ho cambiato famiglia nello scorso weekend. 

Non ne racconterò i motivi perché è giusto che rimangano privati, ma ci tengo a ringraziare di cuore la mia prima famiglia. Per quanto possa non essere stato facile questo mio primo periodo di intercambio in Argentina credo che niente al mondo potrà eguagliare ciò che esso mi ha insegnato. In una quarantina di giorni ho imparato moltissime cose - e con imparato non intendo dire che ho appreso manualmente a fare qualcosa, intendo dire che ho imparato a conoscere. A conoscere una nuova realtà, nuove abitudini, una nuova cultura, a conoscere il vero significato della parola amore e di come esso si può manifestare. Ho imparato a pensare con razionalità prima di agire, ad uscire dalla concezione che mi imponeva di compiangermi per ogni più piccola complicazione, a rendermi finalmente conto di che cosa significa la parola "problema" e di che cosa significa la parola "difficoltà", a conoscere la differenza tra "grave" e "risolvibile". Ho imparato ad affrontare le situazioni e a non scappare appena si presenta un ostacolo. Ho imparato ad analizzare le circostanze e a impormi di risolverle. Ho imparato a darmi tempo e a non pensare di non potercela fare. Ho compreso che cosa significa "povertà" e quanto mi sbagliassi a lamentarmi di ciò che ho.

Ho appreso cosa significa veramente essere autonomi e responsabili. Ho appreso a far tesoro di ogni situazione. Ho imparato ad apprezzare quello che ero solita disprezzare e a soffermarmi sul vero significato di ciò che mi circonda, a capire che a volte i più piccoli ne sanno di gran lunga più degli adulti e che la loro maturità può essere sconcertante. 

Ho imparato ad amare, ad amare le persone, le strade, i luoghi, gli oggetti, la pioggia e il sole, ad amare il semplice gesto di un bambino che con un sorrisone ti regala due bracciali con scritto "tu sonrisa me hace feliz" e "te amo mucho".

Ho capito che in molti tengono alla mia felicità e che, anche se mi conoscono da poco tempo, loro ci sono sempre per dare un consiglio, per aiutare o anche solo per ascoltare. Ho capito il vero significato di "amicizia" e di "fiducia", di "gentilezza" e "sincerità" e di quanto poco importino gli anni che separano le persone.

Quindi non posso fare altro che ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile tutto ciò. Perché di imparare non si finisce mai, ma per iniziare si ha sempre bisogno di un trampolino di lancio.

Gracias familia Ramos, gracias gente argentina... Gracias Argentina.




giovedì 31 agosto 2017

Aneddoti

Lunedì 28/08/2017

Aneddoto 1:
Giusto ieri la mia famiglia ed io eravamo riuniti con gli altri familiari nella casa della zia Maria per mangiare, come da tradizione, l'asado domenicale (carne di mucca assolutamente favolosa cucinata alla brace). Insieme all'asado era presente nel vassoio un mezzo chorizo che mi guardava con aria disperata in attesa di ricongiungersi con la sua dolce metà. Ed ecco che la sua dolce metà (io) lo ha accolto nel piatto e ha preso un pezzo di pane per far sì che esso si potesse mettere comodo. Posato il chorizo sul pane ho preso forchetta e coltello per dividere, che sadica, il tutto in due bocconi più piccoli. Siomara e la cugina Carina subito hanno iniziato a ridere e dopo essersi riprese mi hanno spiegato che: "tu debes tomar el pan y cortarlo a la midad, poner entre pan el charizo con un poco de mayonesa, cerrar el pan y comer el choripan!!". Che in breve significa che si deve mangiare il charizo come fosse un hotdog con maionese e non tagliarlo come fosse posato sul pane della pizza! Fu decisamente esilarante vedere come si è aperto il dibattito tra loro che mi spiegavano in spagnolo e io che tentavo di far capire loro in spagnolo come ero abituata a mangiarlo. 
Qui ne avete un piccolo "assaggio"




Il secondo episodio che oggi vi racconto è alquanto imbarazzante: 
Siomara ed io stavamo camminando per il centro della città quando ad un certo punto abbiamo svoltato e siamo entrate in un negozio di articoli di elettronica. Abbiamo comprato una nuova sim per il mio cellulare e dopo aver scambiato qualche parola con la commessa l'abbiamo salutata. Siomara ha detto "gracias, buenas tarde" e io, pensando a che cosa dire di differente, ho detto "muchas gracias, buenas noches!". In Italia si dice buona serata, no? Allora è giusto, ma perché sono scoppiate a ridere? Il motivo è che "buenas noches" in spagnolo significa "buonanotte" e non "buona serata". Quindi ecco che alle cinque di pomeriggio avevo augurato alla commessa di fare una buona dormita!

Terzo aneddoto: 
Attraversando la strada cercando di non farsi investire dalla calca di macchine e persone (non esistono le strisce pedonali), questa mattina mi sono rivolta a Siomara per chiederle che tipo di pantaloni dovessero usare i ragazzi da regolamento non avendo loro una precisa uniforme. L'unico problema è che al posto di dire "pantalon" ho detto "trasero" sperando che fosse corretto in quanto somigliante alla parola inglese "trousers". Però, questa esilarante storia si è conclusa con me che ho appreso che "trasero" significa sedere. 
#figuronedaexchangestudent

E niente, queste sono le migliori ma sono state accompagnate da tante tante altre!


lunedì 28 agosto 2017

I primi nove giorni del mio anno in Argentina

E' dopo nove giorni di intensa interazione con il mondo argentino che sento il bisogno di scrivere. Questo bisogno non è destato dalla nostalgia per l'Italia o dalla difficoltà di convivere con una nuova famiglia: è destato dalla voglia di condividere le emozioni che sto provando perché queste emozioni sono uniche e irripetibili.

Quando ho sporto il mio viso uscendo dall'ultimo pullman che mi ha portata a Concordia sono stata subito travolta da nuove, sconosciute voci e braccia che mi cercavano tra la folla. Guardando tra un volto e l'altro, tra bandiere di tutto il mondo che sventolavano fiere di rappresentare il proprio paese, tra sguardi e volti corrucciati, ho visto quel sorriso che cercavo di immaginare da mesi: quello di mia sorella. Facendomi spazio tra la marea di gente che si accingeva a recuperare le valigie e a trovare le proprie rispettive famiglie sono corsa tra le braccia di Siomara, la mia host sister. Subito l'host mama e l'host dad mi hanno salutata con due baci e un sorriso stampato sulle labbra e come bravi discepoli così hanno fatto anche i miei host fratellini. Stringendo fra le mani il cartello che diceva "bienvenida Gaia" abbiamo scattato la prima di una lunga serie di foto che spererei non terminasse mai.

Quella sera Luz, la mia sorellina argentina, mi ha abbracciata per la prima volta.

La mattina seguente, dopo aver accuratamente prestato attenzione ad ogni singolo movimento del letto a castello ed aver determinato con sicurezza che la mia host sister si stava alzando, sono uscita dalla mia camera per far finalmente cominciare il mio primo giorno di intercambio in Argentina. Dopo pochi minuti che mi ero seduta al tavolo della cucina ha fatto il suo ingresso in casa, e nella mia vita, una nuova figura mai vista prima: Lorena, la cugina più grande dei miei host brothers. L’aspetto che di lei più mi ha colpita è stato il sorriso e gli occhi frizzanti che si muovevano da una parte all’altra per seminare allegria. E’ stato così che mi si è sciolto quel nodo alla pancia che il giorno prima mi aveva impedito di mangiare.

Ad un certo punto Ivana, la mia mamma Argentina, ha detto “Siomara vas a buscar los aritos para Gaia”. Aveva chiesto a Siomara di cercare nell’armadio dell’ingresso degli orecchini, di quelli che lei vende, per potermeli regalare. Quando Siomara me li ha dati ho notato subito una cosa: erano uguali a quelli che mia mamma mi aveva regalato pochi giorni prima. Ero veramente a casa!

Domenica 20 agosto: dìa del nin᷉o. Dopo aver appreso che quel giorno era il “giorno del bambino” sono andata insieme a Siomara a comperare dei pensierini per Luz e Lautaro, i piccoli di casa. Siamo entrate nel negozio e dopo poco siamo uscite con una borsa contenente i due pacchetti amabilmente agghindati dal commesso. Superato lo zerbino di casa ho chiesto a voce alta “hoy es el dìa del nin᷉o, verdad?” (“oggi è il giorno del bambino vero?”) e subito Luz e Lautaro hanno smesso di fare quello che stavano facendo e mi hanno rivolto due sorrisoni pieni di curiosità e di dolcezza. Ho dato ad ognuno dei due i rispettivi regali ed entrambi mi hanno ringraziata con un bel bezito sulla guancia. Luz ha continuato per tutto il giorno a presentare a chiunque le venisse incontro il suo nuovo cellulare giocattolo della principessa Frozen, sottolineando immancabilmente quanto mi volesse bene.

Il mercoledì pomeriggio Lautaro si è messo la maglia del Padova, la mia città natale, per andare ad allenarsi con i suoi compagni di calcio e quando è tornato a casa mi ha raccontato di quanto gli piacesse e di quanto i suoi amici l’avessero apprezzata perché portava gli stessi colori del River Plate. L’ha usata per tutti gli allenamenti successivi, dopo averla rigorosamente lavata e profumata.

Sono queste le piccole cose mi stanno rendendo veramente felice, piccole semplici cose che mi fanno sentire parte di un qualcosa di grande: parte della mia host family.



giovedì 17 agosto 2017

Minutes

Sono 37 i minuti che mi hanno separata dall'Italia. Sono 165 quelli che mi porteranno a Londra, città che mi permetterà di spiegare definitivamente le ali. È volando sopra alle nuvole che riesco a vedere il mondo ed è adesso che ho l'opportunità di poter ricominciare.
Non è la prima volta che affido la mia vita al vento, ma è la prima che mi faccio trasportare così a lungo. Domani una nuova luce colpirà il mio viso e sarà in quel momento che farò il mio primo passo sull'Argentina. Come un neonato un giorno si alza in piedi e inizia a camminare io smetterò di gattonare e inizierò a correre. Rincorrerò le opportunità che incontrerò durante il mio percorso e posso giurare che cercherò di coglierle tutte, di imparare il più possibile e di capire il nuovo mondo che mi circonda. Un mondo migliore o forse peggiore di quello che già conosco, ma che sicuramente mi farà superare la sottile linea di confine che separa i sogni dalla realtà. Perché questa non è una vacanza, questo non è un semplice cambio di residenza, questo non è un anno sabbatico: questo è un sogno che si avvera, un'esperienza di vita che non potrò mai smettere di ricordare. 
Alle undici di sera del 18 agosto mi sistemerò i capelli accarezzati dal vento argentino e potrò sorridere per la prima volta alla mia nuova famiglia.




mercoledì 2 agosto 2017

Thinking


Oggi è una giornata come tutte: mi sveglio, mi alzo con 5 minuti di ritardo nella tabella di marcia, appoggio i vestiti in bagno e mi fiondo in cucina per preparare il caffè. Mentre scalda vado a vestirmi poi torno in cucina a spegnere la moka che minaccia di straripare. Verso il caffè nella tazza, rigorosamente larga perché il caffè si deve raffreddare con una certa velocità. Torno in bagno e mi sistemo i capelli, poi vado in camera a controllare che tutto il necessario per la giornata sia nella borsa. Raffredatosi il caffè, lo bevo intingendo in esso le appetitose gocciole extra dark che puntualmente si spezzano. Tengo il fondo del caffè sulla tazza e poi... Lo faccio muovere come fosse uno tsunami bramoso di travolgere tutto il possibile e rigorosamente, come ogni giorno, non mi delude raccogliendo tutte le briciole del fondo. Mi accorgo che è tardi e corro a lavarmi i denti, infilo le scarpe e cerco il cellulare che, non capisco, perdo sempre nel momento del bisogno.
ESCO di casa, 23 minuti dopo il suono penetrante della sveglia. Corro verso il mitico autobus che ormai da anni è il mio compagno di vita. Mi aspetta: che carino! Salgo e ringrazio il cielo che ci sia il climatizzatore acceso. Mi trucco perché a casa non mi basta mai il tempo e sono irremovibile nell'anticipare l'odioso suono della sveglia. Sospiro e inizio a guardare i volti delle persone che sfrecciano a pochi metri da me e che probabilmente non conoscerò mai. Invento congetture sulle loro storie di vita ma poi, come tutto passa, cala anche l'attenzione che si sofferma su qualche altro viso sfuggente.
Oggi non è un giorno come tutti gli altri: oggi ho capito che tra 15 giorni parto, che tra 15 giorni lascerò la casa che mi ha vista nascere e crescere, lascerò le persone che mi sono state accanto e lascerò i sapori, gli odori, le sensazioni che l'Italia mi ha fatto conoscere. Lascerò tutto questo per un anno. Lascerò tutto questo per scoprirlo da capo: per scoprirlo in Argentina.
     


giovedì 20 luglio 2017

Lavorando

Oggi è stato il mio quarto giorno di stage per l'alternanza scuola lavoro. 
Sono state ore difficili, ma intense, che mi hanno fatto pensare a quanto si può ottenere se ci si impegna. Oggi ho realizzato il mio primo servizio per il tg locale della Tv7 (canale 12) e ora che sono in autobus posso dire di essere veramente soddisfatta. Magari, o forse sicuramente per gli esperti del settore, non sarà fatto chissà quanto bene, ma a renderlo importante per me è stata la possibilità che mi è stata concessa di realizzarlo, l'appoggio che ho avuto dai colleghi più esperti e dalle due stagiste che grazie al cielo esistono, sennò non so come farei... Nella vita di tutti i giorni capita spesso - e credo sia un pensiero comune - di sentirsi un po' inutili, di non saper come occupare il tempo in modo produttivo. L'ambiente in cui mi sono trovata invece ha fatto sì che io non mi sia mai sentita così. Vedere come uno studio si riempia di occhi frizzanti, sorrisi appaganti e passi frenetici via via che le ore passano, vedere come anche i più esperti si fermino di tanto in tanto a lasciare un sorriso nell'ufficio di noi stagiste, vedere come cerchino di sostenersi l'un l'altro per un fine comune, è veramente bellissimo. Per realizzare questo scopo non viene sicuramente a mancare anche il battibecco, ma il giorno dopo è un nuovo giorno, un altro giorno con un obiettivo da portare a compimento. E così le ore passano, le giornate scorrono, ma i sorrisi ritornano, sempre. 


domenica 16 luglio 2017

Mafia

Criminalità organizzata, privazione della libertà e degrado sociale: un tumore in metastasi che, se trovati i farmaci giusti, può essere sconfitto. Lentamente, duramente per far tornare a respirare la nostra terra. 
Ci sono diverse problematiche che coinvolgono il nostro pianeta. Per esempio si parla  di "effetto serra": il corpo celeste che ci dà vita sta continuando a scaldarsi sempre più, la temperatura sale, la febbre della terra aumenta... Studiosi, scienziati, personalità di rilievo si stanno impegnando tanto per ridurre questo sintomo, ma perché così pochi pensano alle singole cellule del magnifico organismo chiamato "Terra"?

L'ignoranza riguardo il fenomeno Mafia, che ho compreso avermi accompagnata sino ad ora, è la via più semplice affinché le cellule tumorali continuino a moltiplicarsi. L'ignoranza del Nord, che crede che il suo organo sia ancora sano, rende cieca la società, la rende inconsapevole della terribile malattia che piano piano si sta ramificando in tutti i tessuti, in tutte le regioni, in tutti i comuni, in tutte le strade di questa nostra terra chiamata Italia. Oramai non si può più parlare di Nord e Sud perché questo è un nemico troppo difficile da sconfiggere senza l'interazione, l'unione e la collaborazione tra ogni singolo cittadino.

Questa è una malattia che coinvolge l'intero organismo. 

Prima che esso venga soffocato, perché non decidiamo di eliminare l'ignoranza che ci avvolge e partecipiamo attivamente alla sconfitta di questa malattia? 

A tutti coloro che desiderano conoscere ed essere in grado di aiutare il proprio paese, anche se nel proprio piccolo, consiglio vivamente di partecipare ad uno dei campi estivi che l'associazione "Libera antimafia" propone annualmente, perché "a volte le parole sono importanti" ed è bene conoscerle ed essere consapevoli del loro significato.

Per questo ho deciso di prendere parte a questa esperienza: non credo sia giusto affrontare un anno all'estero senza conoscere neppure il proprio paese. 

Un grazie speciale per avermi aperto gli occhi lo rivolgo all'eccezionale persona che ha gestito questi sei giorni di esperienza di volontariato nella comunità "al di là dei sogni". 

Al di là dei sogni c'è una realtà sognata, ma sta a noi renderla reale. 








domenica 9 luglio 2017

Ma la valigia?!

Nella prossima settimana mi si prospettano 6 giorni di alternanza scuola lavoro in una cooperativa in provincia di  Caserta in cui, da brava ragazza diligente quale sono, dovrò assistere a varie conferenze e lavorare la terra...

Venerdì 7 luglio:
Inizio a selezionare tutte le cose che mi potrebbero servire in questi giorni di ASL: scarpe, shorts, leggins, canotte, maglie, accapatoio, ciabatte, sacco a pelo...
Terminata la deposizione nel materiale da viaggio sopra al letto ormai senza materasso della camera degli ospiti mi avvio verso la mia confortevole cameretta e soddisfatta penso "è tutto pronto, basta solo metterlo in valigia".

Sabato 8 luglio:
Matrimonio e 18esimo= niente valigia pronta.

Domenica 9 luglio:
La sveglia suona impeccabile alle 10:00 di mattina, ma io mi alzo alle 12:30 pensando siano passati solo pochi minuti. Sale il panico, ma senza perdermi d'animo inizio subito a preparare le ultime cose e mi rendo conto che manca il cibo, ma proprio tutto, compreso il pranzo al sacco per l'indomani.
Scoraggiata guardo il letto e penso "come faranno a starci tutte queste cose in valigia?!".
Dopo lunghi minuti di attenta osservazione inizio a selezionare le cose non strettamente necessarie e mi ritrovo ad eliminare unicamente 3 maglie e un pantalone...

Ma adesso mi spiegate come cavolo farò a far stare tutto il necessario per un anno all'estero in soli 27 kg di valigia?!!




giovedì 6 luglio 2017

Bagno a fuocoo

Sabato 1 luglio 2017: fiamme divampano nel cassettone della persiana di un piccolo bagno della città di Padova.

Il piccolo bagno è il bagno nocciola piastrellato di casa mia che ora profuma di plastica bruciata e zucchero a velo.
Come mai? Lunedì 1 luglio mamma chiama mio fratello per disinfestare il bagno dalle vespe che annualmente costruiscono il loro adorabile alveare nel cassettone della persiana. Manuel arriva munito di spray anti insetti e di schiuma ammazza vespe per gli interni. Dopo aver soffocato le decine di animaletti (che poi chiamali animaletti quelle vespe giganti) presenti nell'alveare non si ode più alcun rumore. Soddisfatto propone di dar fuoco all'alveare perché, come gli era stato consigliato, in questo modo le vespe non sarebbero più tornate. Fieri delle nostre conoscenze prendiamo un bastoncino da sushi che gentilmente il ristorante di fiducia ci ha donato in omaggio e lo accendiamo con un accendino. Torniamo in bagno e 3-2-1 fuoco! L'alveare brucia ma... anche la persiana prende fuoco e con essa il cassettone che la contiene. Corro in cucina a prendere caraffa e bottigliette d'acqua e anneghiamo il tutto producendo una grande quantità di fumo.
Mamma non è a casa e per coprire l'accaduto spruzziamo nell'aria il mio stupendo profumo allo zucchero a velo.
Risultato? La persiana si è fusa, c'è odore di bruciato, ma la casa profuma anche di zucchero a velo e le vespe non ci sono più!
Sopravviverò all'anno all'estero?😱
P.S: Mamma Elisabetta, ignara dell'accaduto, arriva in casa e dice : "che puzza che fanno questi veleni!"



venerdì 30 giugno 2017

Presentazioni

Ciao a tutti! Mi chiamo Gaia, ho 16 anni e ad agosto lascerò l'Italia per 11 mesi. 

Dove andrò per 11 mesi? 
Questo non lo so ancora, o meglio, andrò in Argentina, in una città in provincia di Entre Rìos: potrei trovarmi in un'umile casetta di periferia o in una lussuosa villa di campagna o ancora in un appartamento nel pieno centro della città...
Chi può sapere dove finirò realmente?    

Remember

"Ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi" 

E' con questa frase che ho deciso di aprire il mio blog: per dimostrare che, a volte, i sogni diventano realtà; per raccontarvi la mia avventura e infine per poterla rendere eterna, indimenticabile...