Cerca nel blog

giovedì 31 agosto 2017

Aneddoti

Lunedì 28/08/2017

Aneddoto 1:
Giusto ieri la mia famiglia ed io eravamo riuniti con gli altri familiari nella casa della zia Maria per mangiare, come da tradizione, l'asado domenicale (carne di mucca assolutamente favolosa cucinata alla brace). Insieme all'asado era presente nel vassoio un mezzo chorizo che mi guardava con aria disperata in attesa di ricongiungersi con la sua dolce metà. Ed ecco che la sua dolce metà (io) lo ha accolto nel piatto e ha preso un pezzo di pane per far sì che esso si potesse mettere comodo. Posato il chorizo sul pane ho preso forchetta e coltello per dividere, che sadica, il tutto in due bocconi più piccoli. Siomara e la cugina Carina subito hanno iniziato a ridere e dopo essersi riprese mi hanno spiegato che: "tu debes tomar el pan y cortarlo a la midad, poner entre pan el charizo con un poco de mayonesa, cerrar el pan y comer el choripan!!". Che in breve significa che si deve mangiare il charizo come fosse un hotdog con maionese e non tagliarlo come fosse posato sul pane della pizza! Fu decisamente esilarante vedere come si è aperto il dibattito tra loro che mi spiegavano in spagnolo e io che tentavo di far capire loro in spagnolo come ero abituata a mangiarlo. 
Qui ne avete un piccolo "assaggio"




Il secondo episodio che oggi vi racconto è alquanto imbarazzante: 
Siomara ed io stavamo camminando per il centro della città quando ad un certo punto abbiamo svoltato e siamo entrate in un negozio di articoli di elettronica. Abbiamo comprato una nuova sim per il mio cellulare e dopo aver scambiato qualche parola con la commessa l'abbiamo salutata. Siomara ha detto "gracias, buenas tarde" e io, pensando a che cosa dire di differente, ho detto "muchas gracias, buenas noches!". In Italia si dice buona serata, no? Allora è giusto, ma perché sono scoppiate a ridere? Il motivo è che "buenas noches" in spagnolo significa "buonanotte" e non "buona serata". Quindi ecco che alle cinque di pomeriggio avevo augurato alla commessa di fare una buona dormita!

Terzo aneddoto: 
Attraversando la strada cercando di non farsi investire dalla calca di macchine e persone (non esistono le strisce pedonali), questa mattina mi sono rivolta a Siomara per chiederle che tipo di pantaloni dovessero usare i ragazzi da regolamento non avendo loro una precisa uniforme. L'unico problema è che al posto di dire "pantalon" ho detto "trasero" sperando che fosse corretto in quanto somigliante alla parola inglese "trousers". Però, questa esilarante storia si è conclusa con me che ho appreso che "trasero" significa sedere. 
#figuronedaexchangestudent

E niente, queste sono le migliori ma sono state accompagnate da tante tante altre!


lunedì 28 agosto 2017

I primi nove giorni del mio anno in Argentina

E' dopo nove giorni di intensa interazione con il mondo argentino che sento il bisogno di scrivere. Questo bisogno non è destato dalla nostalgia per l'Italia o dalla difficoltà di convivere con una nuova famiglia: è destato dalla voglia di condividere le emozioni che sto provando perché queste emozioni sono uniche e irripetibili.

Quando ho sporto il mio viso uscendo dall'ultimo pullman che mi ha portata a Concordia sono stata subito travolta da nuove, sconosciute voci e braccia che mi cercavano tra la folla. Guardando tra un volto e l'altro, tra bandiere di tutto il mondo che sventolavano fiere di rappresentare il proprio paese, tra sguardi e volti corrucciati, ho visto quel sorriso che cercavo di immaginare da mesi: quello di mia sorella. Facendomi spazio tra la marea di gente che si accingeva a recuperare le valigie e a trovare le proprie rispettive famiglie sono corsa tra le braccia di Siomara, la mia host sister. Subito l'host mama e l'host dad mi hanno salutata con due baci e un sorriso stampato sulle labbra e come bravi discepoli così hanno fatto anche i miei host fratellini. Stringendo fra le mani il cartello che diceva "bienvenida Gaia" abbiamo scattato la prima di una lunga serie di foto che spererei non terminasse mai.

Quella sera Luz, la mia sorellina argentina, mi ha abbracciata per la prima volta.

La mattina seguente, dopo aver accuratamente prestato attenzione ad ogni singolo movimento del letto a castello ed aver determinato con sicurezza che la mia host sister si stava alzando, sono uscita dalla mia camera per far finalmente cominciare il mio primo giorno di intercambio in Argentina. Dopo pochi minuti che mi ero seduta al tavolo della cucina ha fatto il suo ingresso in casa, e nella mia vita, una nuova figura mai vista prima: Lorena, la cugina più grande dei miei host brothers. L’aspetto che di lei più mi ha colpita è stato il sorriso e gli occhi frizzanti che si muovevano da una parte all’altra per seminare allegria. E’ stato così che mi si è sciolto quel nodo alla pancia che il giorno prima mi aveva impedito di mangiare.

Ad un certo punto Ivana, la mia mamma Argentina, ha detto “Siomara vas a buscar los aritos para Gaia”. Aveva chiesto a Siomara di cercare nell’armadio dell’ingresso degli orecchini, di quelli che lei vende, per potermeli regalare. Quando Siomara me li ha dati ho notato subito una cosa: erano uguali a quelli che mia mamma mi aveva regalato pochi giorni prima. Ero veramente a casa!

Domenica 20 agosto: dìa del nin᷉o. Dopo aver appreso che quel giorno era il “giorno del bambino” sono andata insieme a Siomara a comperare dei pensierini per Luz e Lautaro, i piccoli di casa. Siamo entrate nel negozio e dopo poco siamo uscite con una borsa contenente i due pacchetti amabilmente agghindati dal commesso. Superato lo zerbino di casa ho chiesto a voce alta “hoy es el dìa del nin᷉o, verdad?” (“oggi è il giorno del bambino vero?”) e subito Luz e Lautaro hanno smesso di fare quello che stavano facendo e mi hanno rivolto due sorrisoni pieni di curiosità e di dolcezza. Ho dato ad ognuno dei due i rispettivi regali ed entrambi mi hanno ringraziata con un bel bezito sulla guancia. Luz ha continuato per tutto il giorno a presentare a chiunque le venisse incontro il suo nuovo cellulare giocattolo della principessa Frozen, sottolineando immancabilmente quanto mi volesse bene.

Il mercoledì pomeriggio Lautaro si è messo la maglia del Padova, la mia città natale, per andare ad allenarsi con i suoi compagni di calcio e quando è tornato a casa mi ha raccontato di quanto gli piacesse e di quanto i suoi amici l’avessero apprezzata perché portava gli stessi colori del River Plate. L’ha usata per tutti gli allenamenti successivi, dopo averla rigorosamente lavata e profumata.

Sono queste le piccole cose mi stanno rendendo veramente felice, piccole semplici cose che mi fanno sentire parte di un qualcosa di grande: parte della mia host family.



giovedì 17 agosto 2017

Minutes

Sono 37 i minuti che mi hanno separata dall'Italia. Sono 165 quelli che mi porteranno a Londra, città che mi permetterà di spiegare definitivamente le ali. È volando sopra alle nuvole che riesco a vedere il mondo ed è adesso che ho l'opportunità di poter ricominciare.
Non è la prima volta che affido la mia vita al vento, ma è la prima che mi faccio trasportare così a lungo. Domani una nuova luce colpirà il mio viso e sarà in quel momento che farò il mio primo passo sull'Argentina. Come un neonato un giorno si alza in piedi e inizia a camminare io smetterò di gattonare e inizierò a correre. Rincorrerò le opportunità che incontrerò durante il mio percorso e posso giurare che cercherò di coglierle tutte, di imparare il più possibile e di capire il nuovo mondo che mi circonda. Un mondo migliore o forse peggiore di quello che già conosco, ma che sicuramente mi farà superare la sottile linea di confine che separa i sogni dalla realtà. Perché questa non è una vacanza, questo non è un semplice cambio di residenza, questo non è un anno sabbatico: questo è un sogno che si avvera, un'esperienza di vita che non potrò mai smettere di ricordare. 
Alle undici di sera del 18 agosto mi sistemerò i capelli accarezzati dal vento argentino e potrò sorridere per la prima volta alla mia nuova famiglia.




mercoledì 2 agosto 2017

Thinking


Oggi è una giornata come tutte: mi sveglio, mi alzo con 5 minuti di ritardo nella tabella di marcia, appoggio i vestiti in bagno e mi fiondo in cucina per preparare il caffè. Mentre scalda vado a vestirmi poi torno in cucina a spegnere la moka che minaccia di straripare. Verso il caffè nella tazza, rigorosamente larga perché il caffè si deve raffreddare con una certa velocità. Torno in bagno e mi sistemo i capelli, poi vado in camera a controllare che tutto il necessario per la giornata sia nella borsa. Raffredatosi il caffè, lo bevo intingendo in esso le appetitose gocciole extra dark che puntualmente si spezzano. Tengo il fondo del caffè sulla tazza e poi... Lo faccio muovere come fosse uno tsunami bramoso di travolgere tutto il possibile e rigorosamente, come ogni giorno, non mi delude raccogliendo tutte le briciole del fondo. Mi accorgo che è tardi e corro a lavarmi i denti, infilo le scarpe e cerco il cellulare che, non capisco, perdo sempre nel momento del bisogno.
ESCO di casa, 23 minuti dopo il suono penetrante della sveglia. Corro verso il mitico autobus che ormai da anni è il mio compagno di vita. Mi aspetta: che carino! Salgo e ringrazio il cielo che ci sia il climatizzatore acceso. Mi trucco perché a casa non mi basta mai il tempo e sono irremovibile nell'anticipare l'odioso suono della sveglia. Sospiro e inizio a guardare i volti delle persone che sfrecciano a pochi metri da me e che probabilmente non conoscerò mai. Invento congetture sulle loro storie di vita ma poi, come tutto passa, cala anche l'attenzione che si sofferma su qualche altro viso sfuggente.
Oggi non è un giorno come tutti gli altri: oggi ho capito che tra 15 giorni parto, che tra 15 giorni lascerò la casa che mi ha vista nascere e crescere, lascerò le persone che mi sono state accanto e lascerò i sapori, gli odori, le sensazioni che l'Italia mi ha fatto conoscere. Lascerò tutto questo per un anno. Lascerò tutto questo per scoprirlo da capo: per scoprirlo in Argentina.